La donna per Baudelaire è l’essere che rappresenta la fonte dei piaceri più vivi e duraturi; l’essere verso il quale tendono tutti gli sforzi, incomunicabile e misteriosa come Dio, per il quale e attraverso il quale, gli artisti creano i loro “gioielli” più delicati, derivano i piaceri più irritanti e i dolori più fecondi. La donna per l’artista diventa “un atro che presidia tutte le concezioni del cervello maschile” è uno “scintillio di tutte le grazie della natura concentrate in un solo essere”; è una sorta di idolo, stupido probabilmente, ma meravigliosa incantatrice, che tiene i destini e le volontà sospese ai suoi sguardi. La donna è senza dubbio una luce, un invito alla felicità; ella è armonia generale. Nella lotta contro la noia, per Baudelaire, l’amore occupa un posto privilegiato accanto all’arte. L’artista ha conosciuto, senza giungere ad associarle, le due forme complementari dell’amore umano: la passione sensuale accanto a Jeanne Duval e gli slanci dell’amore spiritualizzato consacrata con Mme Sabatier.

Baudelaire vede in questo amore una fonte di evasione attraverso l’erotismo e il piacere estetico. La bellezza bruna di Duval e il profumo della sua chioma, rianimano un mondo di sensazioni. Ferito però dalla sua dolorosa esperienza, Baudelaire analizzò le amarezze di codesto amore: tradimenti, crudeltà, perversione, turbamenti dell’animo. Lontana dal portare pace, esso ha un gusto del peccato e della morte. L’amore carnale per questa donna corrisponde all’amore satanico, che porterà il poeta a non poterne più fare a meno.

I fiori del male ci rivelano la ricerca ardente e nostalgica di un aldilà sentimentale. Del fisico di Sebatier, soprannominata “la Presidente” e amica di un finanziere, non si sa quasi nulla: appariva quasi disincarnata. Per il poeta in effetti l’amore non è un rimedio ai mali del nostro animo e quando si mantiene fuori dalle contingenze carnali può divenire fraternità. Tenerezza di amante, di sorella e di madre. La donna amata è piena di virtù e di grazia ultraterrena, un amore che si stabilisce su alture divine inaccessibili allo “spleen”. Questo mondo ideale però, sfugge senza fine: dopo il ciclo dell’amore spirituale sopraggiungono le ricadute verso la sensualità alle quali, il peso delle concupiscenze originali, incatena le miserie umane. Sebatier è una donna molto bella e amabile, entrata nell’alta galanteria e mantenuta da un ricco banchiere, riceveva la domenica un gruppo di scrittori e artisti alla sua tavola. Baudelaire iniziò nel 1853 a inviarle anonimamente lettere e poemi, fino a che dopo più di tre anni ella dissolse l’anominato. Infine, offertasi Sebatier senza più tergiversare, egli l’abbandonò con una lettera. In quest’ultima l’artista spiegò che non era ad una donna che lui aveva voltato questo amore platonico, ma bensì ad un angelo. Assetato di assoluto, Baudelaire prova il bisogno di un amore perfettamente puro, di un amore angelico dunque benefico.

Le poesie di Baudelaire sono poesie che testimoniano la mancanza d’inserimento del poeta nella realtà, ma l’uomo che aspira alla perfezione in ogni ambito diventa vittima dei propri sensi. L’uomo quindi precipita nella tentazione di un amore che non ha più niente di celeste, ma che preserva tratti demoniaci. Tutto questo si nota nella poesia del vampiro

Tu che t'insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare, folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato; come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! - una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
Tu faresti rivivere il cadavere
Del tuo vampiro, con i baci tuoi!"

Baudelaire parla di questa donna (si riferisce all’attrice Duval) come una dipendenza, la odia però la vuole con sé. Lui sta male perché non trova la soluzione: non ha pace perché senza di lei starebbe peggio. Con la personificazione del veleno e della spada, che gli voltano le spalle, ha il pensiero di uccidere se stesso o di uccidere lei ma, anche se la uccidesse, dato che è un vampiro, quando Baudelaire la bacerebbe, lei si risveglierebbe. In conclusione è come se lui provasse questa sofferenza piacevole perché senza, starebbe ancora peggio. Ci sono molte similitudini riguardo sia lei che lui.

La donna per Baudelaire è una femmina perversa che si accosta alla figura del vampiro. L’eros non è quasi mai capace di distaccare estasi e disprezzo e l’artista trova la donna tanto più seducente quanto più ripugnante, bisognosa di trovare vittime ogni giorno.

amore carnale, la passione
Dalla sua bocca di fragola la donna, contorcendosi come un serpente sulla brace e i seni strusciando contro i ferri del busto, lasciava colare queste parole tutte impregnate di muschio: «Ho le labbra umide e so l'arte di portare a perdizione su un letto l'antica coscienza. Asciugo ogni lacrima sui miei seni trionfanti e faccio sì che i vecchi ridano come i bambini. Chi mi vede nuda e senza veli, vede la luna, il sole, le stelle ed il cielo. Sono, caro sapiente, così dotta in voluttà, quando fra le braccia temute soffoco un uomo, o quando, timida e libertina, fragile e vigorosa, abbandono ai suoi morsi il mio seno, che, su questi materassi turbati, impotenti gli angeli si dannerebbero per me.»

Poi che ella ebbe succhiato tutto il midollo delle mie ossa, mi volsi languidamente verso di lei per darle un ultimo bacio: ma non vidi più che un otre viscido e marcescente. Chiusi gli occhi, preso da un freddo terrore; e quando li riapersi alla luce, al mio fianco, in un luogo del gran manichino che sembrava aver fatto provvista di sangue, tremavano confusamente pezzi di scheletro, stridendo come quelle banderuole o insegne appese a un ferro che il vento fa oscillare nelle notti d'inverno.

Poesia che descrive l’erotismo di una donna. La donna in questo tempo inizia a far paura all’uomo. Parla di questa prostituta che gli sta facendo una fellatio (non lo dice esplicitamente ma te lo fa capire attraverso associazioni) e lei dice che sa dare gioia a tutte le persone tristi e nessuno riesce a resisterle. Baudelaire, dopo che lei aveva finito, la vede come un sacco pieno di sangue, come un vampiro e ne prova paura, è come se lei avesse conficcati pezzi di scheletro che quando si muove fa rumore di ferro. Lui si sente a disagio, spaventato e ha un senso di spossatezza perché la donna ha fatto tutto quello che voleva di lui. Le aree semantiche della donna sono:
BOCCA: “bocca di fragole”,” labbra umide”, “ai suoi morsi il mio seno”;
SENO: “ i seni strusciano contro i ferri del busto”, “ asciugo ogni lacrima sui miei seni trionfanti”, “ai suoi morsi il mio seno”;

la sensualità della donna
 Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto:
 trattieni gli artigli della zampa,
 e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli
 misti d'agata e di metallo.

 Come s'inebria di piacere la mia mano
 palpando il tuo elettrico corpo
 con le dita che tranquille ti accarezzano
 la testa e il dorso elastico!

 E penso alla mia donna, a quel suo sguardo
 come il tuo, amabile bestia,
 freddo e profondo che taglia e fende come freccia,

 e a quell'aria, a quel profumo
 che pericoloso fluttua sul tuo corpo
 dai piedi su fino alla testa!

Baudelaire paragona la donna al gatto: pericolosa ma sensuale, ti avvolge ma ti fa paura. È una descrizione a pennellate, gli elementi a cui Baudelaire fa riferimento sono: occhi/sguardo, testa/dorso, piedi/testa. È una poesia erotica dove l’uomo vede questi elementi e li vuole toccare.
Simmetria tra 1° e 3° strofa (occhi) e 2° e 4° (testa). In conclusione, questa poesia è un simbolo per esaltare la donna nel suo spirito naturale e animale: lei è misteriosa e onnipotente (poesia positiva).

amore platonico
 La via assordante strepitava intorno a me.
 Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
 immenso, passò sollevando e agitando
 con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna
 agile e nobile con la sua gamba di statua.

 

 Ed io, proteso come folle, bevevo
 la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
 nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano.

 Un lampo, poi la notte! - Bellezza fuggitiva
 dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere,
 ti rivedrò solo nell'eternità?

 Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai!
 Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
 tu che avrei amata, tu che lo sapevi!

Il contesto è urbano: la Parigi caotica, industrializzata, underground e parla di Baudelaire che vede passare questa bella donna dove ne rimane stupefatto, lei se ne va e lui pensa ad un occasione persa che non ci sarà più. La donna è ancora più bella per la sua tristezza, è attraente, snella e con gambe perfette:  il suo occhio rappresenta uno sconvolgimento dello sguardo, la sua dolcezza è qualcosa di eterno e il suo piacere è qualcosa di pericoloso, che uccide. Il lampo rappresenta l’apparizione, il rivivere, la sua esaltazione emotiva per pochi secondi. Quando parla della notte si riferisce al senso vuoto che il poeta prova dopo che la donna è scomparsa e ritorna alla sua noia esistenziale. Il tema della poesia si concentra sulla fugacità dell’incontro e sul conseguente rammarico del poeta, si nota anche il cambiamento dei verbi dal passato al presente.

 

DUVAL

 

SEBATIER

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DONNA VAMPIRO

 

 

 

IL GATTO